Qualche tempo fa mi ha chiamato un’intervistatrice, per una trasmissione social sulla razza. Nel corso della conversazione mi ha chiesto
quale fosse la mia “filosofia di allevamento”.
Sinceramente impegnativo: una filosofia tutta mia!
Purtroppo non possiedo una “weltanschauung” universale ed esaustiva. Anzi: gli assolutismi in genere mi spaventano e temo siano già fin troppi. Inoltre mi piace anche “provare”, senza scatole di preconcetti, sempre con l’attenzione allo studio, all’aggiornamento, agli stages, alla pratica con i miei cani.

Posso, però, dire che alcune scelte precise ormai sono divenute “calzanti” al nostro allevamento. E qui comincio a sostituire “io” con “noi”, perchè in realtà l’allevamento “Dal Dievelnigher” si inserisce in una dinamica di tipo familiare cui ciascuno, secondo le proprie declinazioni e capacità, partecipa e contribuisce.
C’è una grande passione, condivisa, per i cani, ma ovviamente non può bastare. Sono necessari anche studio, aggiornamento, investimento culturale (che si trasmette), tempo (che è un tempo anche familiarmente condiviso), grande lavoro e grande necessità di risorse, non solo economiche, ma anche affettive ed emozionali.

La nostra dimensione di allevamento, quella che maggiormente ci appartiene e ci soddisfa, è appunto quella familiare.
Mentre da un lato è chiaro che la razza è determinata da chi fa anche i numeri, d’altra è pure vero che chi non li fa e preferisce (perché a sé più calzante) una piccola dimensione, può comunque lavorare bene e seriamente, con obiettivi importanti ed un programma di allevamento serio e consapevole.
Questa stessa tipologia caratterizza anche altri noti allevamenti, sia italiani che tedeschi ed europei.
La nostra scelta è, dunque, quella di una misura precisa che è data dai cani con cui possiamo lavorare, divertirci, vivere la nostra giornata, nessuno escluso. I nostri cani, infatti, sono anche e direi prima di tutto, compagni di vita.

La parte “umana” del branco è costituita da mio marito, da me e dai nostri figli, ormai “sub-adulti”, ma bambini piccoli quando abbiamo cominciato. Poi ci sono loro, i “protagonisti” di questa avventura: di solito vivono stabilmente con noi 4/5/6 cani (al massimo, salvo i momenti in cui ci sono anche i cuccioli). Partecipano alla nostra vita domestica, ma anche sociale, lavorano, vengono in vacanza con noi (non tutti insieme, a turni di 2 o 3). In questo momento i cani che vivono con noi sono 6:
4 hovawat, 1 zwergschnauzer, provvisoriamente 1 meticcio simil-caccia (abbandonato, perchè evidentemente risultato inetto alla caccia…..).
Cerchiamo di avere due femmine in riproduzione, che seguono tempi naturali e di riposo. Una cucciolata l’anno quando va bene, che seguiamo in modo molto accurato fin dalla scelta dei riproduttori.
Abbiamo un maschio in allevamento, che cercheremo di avere sempre, in quanto lo riteniamo elemento importantissimo non solo nelle dinamiche di branco, ma anche nella socializzazione e nel contributo alla educazione dei cuccioli. Selezioniamo con cura gli stalloni da utilizzare, nella prospettiva di una significatività della cucciolata.
Alla sezione “cucciolate” (e per ogni cucciolata), è presente sempre una breve nota relativa ai riproduttori utilizzati.

Poniamo, come ovvio, grande attenzione alla salute, al carattere, alla morfologia dei soggetti che alleviamo (in questo ordine). Tutti i nostri soggetti sono sottoposti ad attenta valutazione medica, a test genetici, a controlli cardiaci, anche/gomiti, occhi ecc…. al fine di poter garantire (ovviamente nei limiti delle umane possibilità!!) che i cuccioli siano sani e di robusta costituzione. Tutti i nostri soggetti sono sottoposti a valutazioni morfologiche (expo e raduni), nonchè a test ed a prove di lavoro di diverso tipo, che ci consentono di valutarne i tratti fondamentali del carattere: la docilità, la tempra ecc….

Nostro obiettivo non sono le singole eccellenze, non è il super cane (anche se ovviamente fa assai piacere ottenerlo!!), e non sono pertanto i soli successi in expo a determinarlo. Il nostro lavoro costante è teso all’ottenimento del maggior numero possibile di soggetti sani e aderenti allo standard, sia per morfologia che per carattere.

Ricerchiamo, dunque, di selezionare soggetti che si avvicinino il più possibile allo standard (al “cane ideale” della razza, nel nostro caso
all’ “hovawart tipo”) sia per morfologia che per carattere ed al tempo stesso siano il più possibile sani, quindi di ridurre al minimo i rischi di patologie ereditarie (ovvio per quanto umanamente possibile).
Potrebbe sembrare un “non guardare in alto”.
Può darsi, ma è un guardare “in lungo” e non è certo un compito da poco.